Il 5 febbraio scorso, quarto anniversario dell’uccisione a Trebisonda di don Andrea Santoro, aveva detto alla Radio Vaticana: “Don Andrea fu ucciso come simbolo, in quanto sacerdote cattolico. Non è stata uccisa soltanto la persona, ma si è voluto colpire il simbolo che la persona rappresentava: ricordarlo in questo momento, all’interno dell’anno dedicato ai sacerdoti, è ricordare a tutti noi che la sequela di Cristo può arrivare anche all’offerta del proprio sangue”. E in un intervento a Venezia nell’ottobre del 2009: “Le tragiche morti di don Andrea, del giornalista armeno Hrant Kink, dei tre missionari protestanti di Malatia hanno portato alla ribalta la realtà di un cristianesimo che in Turchia esiste ancora e reclama pieno diritto di cittadinanza. “Se accettassimo come cristiani di non comparire, restando una presenza insignificante nel tessuto del paese, non ci sarebbero difficoltà, ma stiamo rendendoci conto che questa è una strada senza ritorno, che non fa giustizia alla storia cristiana di questi paesi nei quali il cristianesimo è nato e fiorito; è una strada che non farebbe giustizia alle migliaia di martiri che in queste terre ci hanno lasciato in eredità la testimonianza del loro sangue”. Alla vigilia del suo incontro con Papa Benedetto a Cipro, per presentargli da difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, padre Luigi Padovese, 64 anni, milanese, francescano cappuccino, è stato sgozzato dal suo autista, pare in raptus di follia, in queste ore messo in discussione da autorevoli fonti. Padre Luigi amò e percorse passo passo la Turchia dapprima come ricercatore e docente di patrologia, nonché preside della Pontificia Università Antonianum di Roma. In tale veste promosse più di venti simposi di studio su san Paolo, a Tarso, e su san Giovanni, a Efeso. Dal novembre 2004 era vescovo, vicario apostolico per l’Anatolia, con sede a Iskenderun. Era presidente della conferenza episcopale. Eventi come questi ci richiamano con violenza alla violenza che il Vangelo subisce a qualche passo da noi, e ci obbliga a rivedere il nostro cristianesimo da poltrona e pantofole, per riprendere il filo del dialogo con l’islam moderato, senza ingenuità o scorciatoie, e conoscendo, pregando e intervenendo in favore dei tanti (troppi) cristiani che dal Medio Oriente sempre più estremizzato devono fuggire.
Discorsi di papa benedetto a Cipro: www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/travels/2010/index_cipro_it.htm
13 Comments