So che mi tirerà le orecchie, perché è una di quella (belle) persone che non amano essere coinvolte, figuriamoci l’essere citate!. Ma so anche che è sufficientemente prete da sapere che, nella Chiesa, il Signore ci usa per diventare icona del suo volto gli uni per gli altri.
Don Marco doveva andare in pellegrinaggio a Gerusalemme subito dopo l’ordinazione, ma come confessa sorridendo, i soldi dati all’uopo dallo zio canonico finirono subito nelle tasche di un povero venuto a bussare alla sua porta. Poi gli impegni pastorali e l’oneroso impegno, da quasi vent’anni, di accogliere i pellegrini al Santuario della Guardia, a Genova gli hanno impedito di partire. Così, alle soglie dei 70 anni, finalmente siamo riusciti a convincerlo a venire nella terra che vide camminare Dio sulle sue strade.
San Giorgio in Kotziba è un bellissimo monastero ortodosso che sorge in una gola profonda a monte di Gerico, nel lunare deserto di Giuda. ci si arriva partendo da Gerico in taxi, attraverso una strada che mette a dura prova lo stomaco dei pellegrini, provocando qualche vertigine di troppo. Poi, dalla fine della carrozzabile. una ripida stradina scende al monastero. Ed è lì che facciamo conoscenza dei beduini.
Dire “insistenti” e “inopportuni” non rende l’idea. Pensate che i commercianti arabi di Gerusalemme che ti rifilano le loro paccottiglie, al confronto, sono silenti e timide monache di clausura.
Tutto va bene fino a dopo la visita e la meditazione. Poi decidiamo: come da programma la maggioranza del gruppo affronta un sentiero che attraverso una gola ci porterà a Gerico, un’ora e mezzo di splendida passeggiata. Alcuni meno “atletici” devono risalire al parcheggio per prendere un taxi. Il problema è che l’età e la stazza di don Marco rendono davvero problematica la salita del Monsignore. La guida contratta con un beduino per caricare don Marco su un somarello ed evitargli la fatica. Don Marco non è entusiasta ma realista. Dopo un’estenuante contrattazione ci si accorda per cinque euro. Ci salutiamo e partiamo.
Alla fine della splendida passeggiata, mentre Jihad ci aspetta col pullmann, ci giungono notizie dai primi pellegrini scesi col taxi. Il beduino ha preteso da Marco 50 euro (un furto bello e buono!) e, dopo il gentile rifiuto di don Marco, lo ha mollato all’inizio della salita. Ora sono io ad essere preoccupato: so che un fuoristrada è venuto in suo aiuto, ma mi metto nei panni del “don” e mi immagino il disagio. Invece, arriva sorridente poco dopo e ci racconta la sua disavventura.
Gli siamo intorno per sentire il suo racconto: il beduino che, da subito, contratta, l’insistenza, la sua rabbia, e Marco che si ritrova a piedi, in seria difficoltà, un altro beduino che lo aiuta chiamando un fuoristrada. Poi, da uomo spirituale quale è, va oltre.
“Mentre questo poveraccio si arrabbiava pensavo: è talmente povero da essere un truffatore maldestro, dal credere che qualche soldo in più rubato ad un turista lo renda felice. La sua è una povertà profonda, d’animo, non affronta la sua grettezza. Eppure Gesù è morto anche per lui. E mi dicevo: Marco, è tuo fratello questo qui, uno di quelli per cui Gesù è morto, devi volergli più bene proprio perché è più povero!”
(Dal 14 al 21 marzo 2011 riporto un gruppo di pellegrini a scoprire/riscoprire la terra santa e le pietre vive che vi abitano. Informazioni http://www.tiraccontolaparola.it/template_pagine/pg_01.asp?idct=205&idlv=30. Se qualcuno volesse venire ci pensi e si sbrighi: iscrizioni entro Natale)
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