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In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

La lampada brilla, è nata per fare luce. È sciocco nasconderla, metterla sotto uno sgabello, deve stare in alto, portare luce a chi è nella stanza. Spesso, invece, la flebile fiammella della nostra fede è abbandonata in uno sgabuzzino della nostra vita, e la tiriamo fuori solo nelle feste comandate. Ci vergogniamo della nostra fede, a volte perché non sappiamo difenderla, più spesso perché abbiamo paura di sfigurare davanti alla modernità. Per potere illuminare la nostra vita e quella degli altri, ci dobbiamo porre non come arroganti detentori della verità, ma come persone che sanno ascoltare senza pregiudizio, con una misura generosa, con misericordia. Nella mia esperienza ho incontrato più anticlericali che atei, persone che hanno avuto un brutto incontro con noi cristiani. Animo, amici, non c’è nulla di nascosto che non debba venire alla luce: lasciamo che sia il Signore a illuminare la nostra vita e, attraverso di noi, la vita di coloro che oggi incontreremo e che, attraverso il nostro ascolto, la nostra assenza di giudizio, la nostra affabilità e simpatia, potranno ricevere la luce del sorriso del maestro Gesù…

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