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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Il digiuno cristiano ha una prospettiva romantica: segnala la nostalgia per lo sposo, dice il Vangelo. La pratica del digiuno, molto seria nei secoli scorsi, di fatto è quasi del tutto trascurata dai paesi cristiani, ed è un vero peccato. I nostri amici musulmani, con l’impegnativo e severo rispetto del mese di digiuno, il Ramadan, ci ricordano che il digiuno è possibile, anche in una società che spende più soldi in cibi dietetici di quanto i paesi del terzo mondo spendano per sfamarsi… Il senso del digiuno deriva proprio dall’attenzione al tempo quaresimale che stiamo vivendo, col desiderio profondo di porre un segno, anche concreto, di solidarietà con i poveri e di ricordo della fame fisica. Ogni venerdì di quaresima siamo invitati dall’astinenza dalle carni che, tradotto per l’oggi, significa mangiare con parsimonia i cibi molto costosi (in America i bambini ingrassano perché la carne costa meno della verdura e della frutta!) preferendo cibi semplici. Ma l’astinenza può anche essere dalla televisione o dal cellulare o dal computer o dal fumo: un gesto che incide, almeno un poco!, sulla carne per ricordarci che siamo fatti anche d’anima…

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