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Martedì 13 febbraio

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». 

Mc 8,14-21

I discepoli devono guardarsi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode. Ne basta un pizzico per far lievitare la pasta, ne basta un briciolo per intossicare la nostra vita spirituale. Il lievito dei farisei: l’ipocrisia, cioè l’apparenza, una vita giocata sull’esteriorità. O, peggio, una vita di fede che vuol mettersi in bella mostra davanti a Dio, disprezzando santamente gli altri, quelli che non vanno a messa, che non fanno la catechista, quei genitori che non educano alla fede, pensando, in tutta umiltà, di essere graditi a Dio con i nostri atteggiamenti. Anche ai discepoli può succedere di vivere ciò che Gesù ha duramente condannato. Il lievito di Erode, che vede in Dio un concorrente, che pensa che Dio gli voglia rubare il posto. Così i discepoli, specialmente quelli più navigati, pensano in cuor loro che forse non è valsa la pena fare tante rinunce, negarsi tante soddisfazioni. Pensano che, almeno, saranno in prima fila nel coro degli angeli e dei santi, visto che hanno così eroicamente rinunciato al coro dei buontemponi sulla terra. Stiamo attenti al lievito e cerchiamo di capire bene le parole del Signore, senza girarci attorno come fanno gli apostoli nel Vangelo di oggi.

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