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venerdì 9 febbraio

Sospira, il Signore, vedendo l’opera del male che agisce nella vita dell’uomo. Sospira davanti ad ogni ammalato. Anzi, l’evangelista Marco osa di più: davanti a certe situazioni iIn quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Mc 7,31-37

Sospira, il Signore, vedendo l’opera del male che agisce nella vita dell’uomo. Sospira davanti ad ogni ammalato. Anzi, l’evangelista Marco osa di più: davanti a certe situazioni il sentimento provato da Gesù è una rabbia contenuta. Non è contento nel vedere quanto male può fare il male, quanto dolore suscita il dolore. E agisce, con discrezione, toccando, accarezzando, sfiorando. No, non abbiamo risposte ai grandi interrogativi sul male e la morte, nemmeno noi discepoli. Ma abbiamo un Dio che si è sporcato le mani, che ha condiviso davvero, sul serio, ogni sofferenza, ogni dolore, ogni abbandono. Sospira e salva, lenisce, guarisce. Non come un improbabile guru, ma come il Messia che avanza, facendo arretrare le tenebre e le dolorose conseguenze delle tenebre e del male. Gesù non ha guarito tutti i sordi e sciolto la lingua di tutti i muti e i segni che ha compiuto ha voluto che fossero al servizio del Regno e nulla di più. Oggi, nella giornata in cui i malati rivolgono lo sguardo alla madre di Dio e a Lourdes, portiamo i nostri ammalati al Signore, perché imponga loro le mani e dia loro conforto e consolazione.

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