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Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». 
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. 
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto. Mt 28,1-10

La Chiesa attende, in questo lungo sabato che precede la notte pasquale. Attende, dopo avere accompagnato al sepolcro il proprio Maestro e Signore. I discepoli sono fuggiti, solo un coraggioso notabile ha osato chiedere a Pilato il corpo del condannato e ha fatto dono al Cristo della propria tomba. Nuda pietra come ultimo dono, manifesta dichiarazione di affetto di un discepolo che non è riuscito a salvare il proprio Maestro con la propria influenza e il proprio denaro. Gesù riposa, il volto sfigurato dai colpi e dalle ferite, il corpo irrigidito nello strazio di una morte per soffocamento, il sangue rappreso sulle membra. Nessuno ha avuto il tempo di lavare questo corpo, di ridargli una parvenza umana. Primo di una lunga serie di corpi offesi, straziati, smembrati, vittime della più oscura e tribale violenza degli uomini, allora come oggi. I discepoli, pavidi, sono nascosti in città, nessuno osa uscire, nessuno sa cosa ne è degli altri. Tutto è accaduto in fretta, troppo. Tutto è finito. La paura ora lascia spazio allo sconforto più buio, alla disperazione più cieca, alla rabbia verso gli assassini del maestro e verso se stessi. Ci eravamo illusi. Che sciocchi. E invece.

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