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In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Gv 1,1-18

Ultimo giorno dell’anno: è tempo di fare dei bilanci. Stanotte molti aspetteranno il 2020 in compagnia, con gli amici, brindando all’arrivo del nuovo anno con l’intima speranza che possa essere migliore di quello appena trascorso. Possiamo giudicare la nostra vita da molti punti di vista: dai successi lavorativi, dalle relazioni che abbiamo intessuto, dalle esperienze positive che abbiamo fatto. La Chiesa, birichina, ci propone di giudicarla dal di dentro, dal punto di vista di Dio. Gli eventi, lo sappiamo, si susseguono più o meno uguali; ci sono degli anni più fortunati ed altri meno, alcuni passati in gioia e letizia ed altri segnati dalla malattia e dal lutto: è inevitabile che sia così. Una vita non si giudica dai risultati concreti ma dal desiderio di amare. Saremo giudicati sull’amore, sulla capacità concreta di porre dei gesti di comunione, di benevolenza, di perdono, l’amore concreto, quello che riusciamo a dare attraverso e nonostante i nostri limiti. Portiamo in noi un infinito desiderio di bene che difficilmente realizziamo, ma se non ci scoraggiamo, se riusciamo a farlo crescere giorno per giorno, riusciremo a vivere una vita davvero significativa.

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