In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».
Mt 23,23-26
Filtrare il moscerino e ingoiare il cammello. L’immagine è visivamente forte ed efficace e rende subito l’idea di un atteggiamento sciocco e inappropriato. Gesù non contesta ai farisei la loro puntigliosità, forse un po’ fanatica, e la loro generosità, che li spinge ad interpretare la Legge ampliandola, giungendo ad estendere l’obbligo di destinare il 10% delle proprie rendite al tempio, alle spezie da condimento! Gesù rimprovera loro il fatto che queste sottigliezze occupano talmente tanto spazio interiore da scordare, poi, l’essenziale della fede che è la pratica della giustizia. Purtroppo anche oggi assistiamo, a volte, ad atteggiamenti di questo genere: persone fanatiche e bigotte che frequentano con assiduità le nostre liturgie con devozione e che, fuori dalla chiesa, sono pettegole e acide, fior di devoti che, nel privato, vivono una doppia morale, sacerdoti molto attenti all’abito ma meno attenti alle persone… Il rischio dell’ipocrisia, per noi devoti, è sempre in agguato. Il vangelo di oggi, allora, prendiamolo così com’è: indigesto. E facciamo l’esame di coscienza a noi stessi, non al vicino. A furia di ingoiare cammelli si rischia di restare soffocati…