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Commento al Vangelo del 17 Luglio 2021 | Mt 12,14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».
Mt 12,14-21

I farisei, irritati per l’atteggiamento di Gesù, santamente furiosi per la sua libertà interiore, feroci verso chi evidenzia la loro incoerenza e ipocrisia, decidono di uccidere Gesù. Santamente, certo. Per un bene maggiore. Per estirpare la mala pianta. Per fermare il contagio. Perché non c’è nulla di peggio della violenza operata per conto di Dio. Nulla di più tragico di chi pensa di esercitare un’opera santa arrogandosi il diritto di essere l’avvocato difensore di Dio, ieri come oggi. Gesù si allontana, non cerca lo scontro, e molti lo seguono, fuggendo anch’essi lo scontro. Non raduna un esercito di rivoluzionari, il Signore, ma un gruppo di discepoli e discepole che, accogliendo il vero volto di Dio, guariscono da tutti i mali, da tutte le fatiche, da tutte le storture della mente e dello spirito. Si realizzano le profezie: davvero Gesù è il servo di Dio mite, compassionevole, misericordioso. E che, diversamente dai farisei di tutti i tempi, non usa mai la violenza.

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