Contatta Paolo Curtaz

Per informazioni, organizzazione conferenze e presentazioni

Scrivi a Paolo

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 11, 27-30
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Dalla parte di Dio

Matteo ha lasciato tutto per seguire il falegname di Nazareth, ha lasciato la sua fama e la sua ricchezza per vedere questo Profeta commuoversi di fronte alla folla sperduta, ha ascoltato la sua tagliente Parola credendo – sul serio – che Dio ama i passerotti e conta il numero dei capelli sul nostro capo. Matteo ha vissuto la gioia più grande della più grande gioia che un uomo possa sperimentare nella sua vita: è diventato discepolo.

Sì, vale la pena convertire il proprio cuore, lasciar perdere le false promesse dei profeti taroccati che ci circondano e affidarci totalmente a Lui, al Maestro Gesù.

Attenti, però: solo chi ha un cuore semplice, solo chi mette da parte la delirante logica dell’apparire e del potere, può capire. Così, tanto per cambiare, Dio ribalta le proporzioni e i rapporti tra la gente: non è fortunato chi è ricco, chi riesce, chi si realizza. É fortunato chi accoglie la Parola. E, da ridere, sono i poveri dentro quelli che accolgono.

Un Dio anarchico

Gesù stesso resta spiazzato dalla logica del Padre, ed esplode in un canto di gioia: le cose del Regno sono capite dai bastonati della storia, non perché bastonati, ma perché disposti a mettersi in discussione.

Il nostro mondo occidentale professa come dogma intoccabile il mito del progresso e del benessere: l’economia ha sostituito la politica e l’etica. Date un’occhiata ai media: per esistere devi apparire, possedere, poter spendere. L’ultimo cellulare, l’ultima moda, le cose cool e stra-cool. I miei ragazzi, vittime di questo bombardamento mediatico, vestono tutti rigorosamente uguali, griffati, senza porsi il problema di cosa riservi loro il futuro.

Il mondo è dei forti: dei calciatori pagati milioni di Euro, delle veline, degli arroganti. Vince il migliore, sempre, non conta arrivare secondo, il secondo è sconfitto. Vincono i migliori e, se hai grinta, se hai agganci, se hai coraggio, potresti forse, un giorno, chissà, farne parte.

Dio non vuole che vinca il migliore, anzi: ha vinto lui per tutti. Dio non livella in basso, in nome di un falso buonismo, le nostre aspirazioni. Sa che ognuno è sé, ognuno è prezioso, pezzo unico, capolavoro, fuoriserie e non possiamo ingannarci credendo di dover dimostrare di valere, sbattendoci tutta la vita a conseguire risultati sempre più elevati.

Ingannato dalle sue stesse deliranti certezze, l’uomo contemporaneo crede davvero di essere il dominatore dell’universo e subisce questo stile di vita senza neppure interrogarsi sulla validità di tali scelte.

Dio – che ci conosce – dice altro, dice l’esatto contrario. L’unico davvero riuscito, il perfetto, il vero dominatore dell’Universo, sorride di queste nostre infantili paranoie, e ci chiede di vivere nello Spirito, non nella carne, di entrare nella logica altra, quella di Dio, quella dell’interiorità, dove i risultati si misurano nell’amore, non nei punti percentuali di guadagno di un’azienda.

Gesù stesso, quando vede realizzata questa logica, resta stupito: il suo vangelo, la sua missione è snobbata dagli intellettuali e dagli arricchiti di turno, e viene capita e accolta dagli sconfitti della storia. Gesù fa i complimenti a Dio, perché ribalta le nostre effimere certezze.

É così amici, è proprio solo così.

Saremo giudicati sull’amore. L’unica moneta che non deprezza al cospetto di Dio (non la devozione, non la ritualità, non l’abitudine religiosa) è l’amore.

E anche se ferito, se sconfitto, se perdente, se zoppo, se cieco nel cuore e nelle scelte, posso amare, almeno un poco.
Male, sbagliando, ma posso amare.
Dalla parte di Gesù

Gesù conclude: lui la sua scelta l’ha fatta, lui si è messo dalla parte degli sconfitti con mitezza e realismo, umiltà. Gesù sceglie – per amore – di schierarsi. Ha deciso.

E tu che leggi, amico, da che parte scegli di stare, con che logica decidi di ragionare?

Photo by Harald Arlander on Unsplash

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ti potrebbero interessare