Commento al Vangelo del 17 Luglio 2022 | Mt 12,38-42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!»
Mt 12,38-42
Dettiamo le condizioni a Dio, continuamente. Ovviamente. È lui che deve dimostrare di esistere e di essere come ce lo hanno raccontato. Si sbrighi, faccia qualche bel segno, un miracolo, magari ascolti – infine! – le nostre richieste. Non cambiamo mai e facciamo come i contemporanei di Gesù, travolti da segni, continuamente ridimensionati e messi in discussione, ne chiedono ancora e ancora. È il nostro cuore e il nostro sguardo che è chiamato a vedere i segni della presenza di Dio in mezzo a noi. Ma solo un cuore disponibile sa riconoscere i segni, come solo uno sguardo innamorato sa interpretare i segni d’amore dell’amato. No, non ci sarà dato alcun segno se non la predicazione di Giona e la sapienza di Salomone. La Parola che abbonda intorno a noi, a saperla ascoltare, è più che sufficiente per convertire il nostro cuore. E ben più di Salomone e di Giona c’è qui, il Signore Gesù rivelatore del Padre!
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