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VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 7-11
In quel tempo. Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Erode non sa spiegarsi la missione e le ragioni del successo del Nazareno. Fantasmi lo perseguitano, sangue che gronda dalle sue mani di re fantoccio che si fa comandare dalla stizza di una concubina.
Chi è mai costui? Il Battista?
Erode caccia il pensiero con forza: ancora gli duole la decisione presa, da alticcio, durante un festino, di far uccidere quel profeta che egli, nonostante tutto, ascoltava volentieri e stimava. Decisione presa per non sfigurare, per non ledere la sua immagine davanti agli invitati, a causa di una stolta promessa fatta ad una adolescente.
Chi è mai quest’uomo?
 

Erode è incuriosito dal Rabbì Gesù, sente la gente che ne parla, vorrebbe vederlo… ma il suo non è il desiderio profondo di chi cerca la verità, il grido interiore di chi ha percorso tutte le strade del pensiero per approdare alla fede, l’ansia salutare che ci impedisce di essere soddisfatti di ciò che la vita ci può donare per cercare l’altrove…

No, Erode è annoiato dal suo potere, dalla sua fama, dalla sua ricchezza, la sua è solo la richiesta viziata di un potente, il debole afflato mistico di un uomo che ha abbandonato da fede dei Padri per seguire le tortuose e perverse vie del potere politico, il leggero brivido di moda che affianca al mio delirio un qualcosa di spirituale per sentirmi in armonia con la mia coscienza.

Sciocco e presuntuoso Erode!

Quando capirai che tutto ciò che hai è nulla e vento? Che la gloria che insegui è più fragile di un fiore del campo?

Non è curioso? Nessuno di noi saprebbe chi è Erode il grande, o suo figlio o Ponzio Pilato, se non fosse perché il loro nome è finito, quasi casualmente, nel racconto delle vicende di un oscuro falegname di Nazareth.

Logica devastante di Dio: i potenti di questo mondo vengono oscurati dal più insignificante dei poveri in un paese occupato da una potenza mondiale.

Così è, amici, così vuole Dio, che si diverte a rovesciare i potenti dai troni e ad innalzare gli umili, a saziare gli affamati e a rimandare a mani vuote i ricchi.

Ancora oggi, dopo duemila anni di fatiche e di emozioni, il Nazareno fa discutere di sé: chi è mai quest’uomo?
Un esaltato? Un folle? Un profeta? Un idealista?
Gesù scuote, inquieta, smuove, emoziona, fa rabbrividire.
È e resta un mistero per i potenti di ogni tempo che tentano di eliminarlo o di imitarlo o di blandirlo.
Ma Gesù, libero, forte, presente, ancora accompagna i suoi discepoli.
I regni crollano, i potenti scompaiono, la Storia, la grande mietitrice, tutto livella, tutto scompone.
Ma Gesù, intatto, resta.
E noi con lui.

 

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