In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Gv 1,47-51
Salgono e scendono gli angeli, dal cielo alla terra, perché il cielo si è aperto. Come una scala che perfora le nubi e mette in contatto umano e divino come aveva immaginato padre Abramo. Non c’è più nulla di segreto perché Dio svela il suo volto, i cieli sono squarciati e noi possiamo vedere ciò che prima era nascosto: un Dio che ama infinitamente ogni creatura, lasciandola libera. E per comunicare Dio si serve di puri spiriti, gli angeli, che riempiono pagine e pagine della Scrittura. E, fra questi, i tre angeli particolari, speciali, che la liturgia celebra oggi: Gabriele, il messaggero, Michele, il guerriero, Raffaele, il viandante guaritore. Amici riservati che accompagnano i nostri passi e le nostre scelte e che vegliano sul nostro cammino. Oggi li celebriamo, li onoriamo, li ringraziamo perché, quando apriamo il nostro sguardo interiore, riconosciamo la loro opera nella nostra vita.
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