In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 11,25-30
Non fu il Cristo ma nessuno ha saputo somigliargli tanto. I fratelli ortodossi lo chiamano il somigliantissimo ed è venerato, unico santo cattolico, per la sua immensa statura. Frate Francesco poverello sorriderebbe della fama che lo circonda, lui che non voleva nemmeno fondare una congregazione religiosa, che chiedeva solo il permesso di vivere il Vangelo sine glossa, senza interpretazioni (quasi sempre riduttive), che chiedeva permesso di amare sorella povertà. La sua regola consisteva in tre versetti di Vangelo e ci volle tanta pressione per convincerlo a scrivere una regola di vita… più regolare (la regola bullata) che tenesse conto del fatto che solo lui sarebbe riuscito a vivere quanto aveva letto nel Vangelo. Eccessivo in tutto: nelle scelte, nelle emozioni, nella sofferenza (quella fisica e, molto di più, quella spirituale), nella follia in Cristo, nella gioia, nella leggerezza. Ma soprattutto, un innamorato assoluto che ancora ci affascina per il suo radicalismo evangelico.
4 Comments