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Io e mio marito, con semplicità, abbiamo sempre portato nostra figlia alle iniziative ecclesiali che animavamo: incontri di coppie con le Equipe Notre Dame, parrocchia, week-end di pastorale famigliare (…) un rapporto bello, una fede autentica e non bigotta (…) Ora lei, con i suoi ventisei anni, ha fatto le sue scelte: è gentile, ci viene spesso a trovare ma la fede è un argomento tabù. So che non va a  Messa la domenica, credo che il suo nuovo ragazzo l’abbia spinta lontano da quella che pensavo essere una fede consolidata. Sapessi che dolore! Dove abbiamo sbagliato? (Gianna, Torino)

Ciao Gianna: quante mamme e papà come te mi scrivono o mi vengono a parlare della fede dei loro figli! Colgo in loro un dolore autentico, non il fastidio di chi vede un figlio fare le proprie legittime scelte. Il discorso che sta alla base del loro dolore e che tu stessa mi fai è: “noi eravamo costretti dai nostri genitori ad andare a Messa, coglievamo le contraddizioni di una fede solo detta e non vissuta, quando abbiamo scelto la fede l’abbiamo fatto con consapevolezza e l’abbiamo trasmessa ai figli con entusiasmo!” pensando così di avere dei risultati diversi rispetto all’educazione alla fede dei figli degli altri… È un immenso dolore, lo ammetto: non riuscire a condividere con i tuoi figli le cose (la cosa) più importante della tua vita ti lascia il vuoto dentro.

Che dirti? Voglio invitarti a mettere tra parentesi il tuo impatto emotivo e l’istinto di madre che ti porta a (inutilmente) colpevolizzarti. La fede è e resta evento personale, adesione profonda al Vangelo di Cristo: non è trasmissibile come il colore degli occhi o le buone maniere. Quando hai educato tua figlia alla fede, così come l’hai educata allo studio e alla disciplina del lavoro e ai tanti valori che possiede, l’hai condotta per mano a vedere delle cose che lei ha poi voluto scegliere. La fede è evento ancora più radicale: possiamo sempre e solo accompagnare fino alle soglie dell’adesione a Cristo, poi è affare di Dio; nessuno converte nessuno, Dio solo si svela al cuore che lo cerca. Molto spesso questo percorso di consapevolezza è stoppato da fattori di tipo relazionale e psicologico: vedo che, spesso, sono proprio i figli di genitori molto impegnati nella fede ad avere una sorta di rifiuto. Credo sia una reazione naturale, di tipo istintivo, di bisogno di affermazione di un’identità propria e di una diversità rispetto ai propri genitori. Dalle mie parti ho ragazzi “drogati” dallo sci dai genitori sin dalla più tenera età: allenamenti quattro volte a settimana, gare ogni domenica: appena diventati grandi non mettono più gli sci ai piedi! Ti dirò una cosa personale: io provengo da una famiglia senza grandi entusiasmi di fede, legata al cristianesimo, come molti, per tradizione: per ripicca verso i miei ho iniziato ad andare a Messa!

Una cosa che ho visto in questi anni è che ciò che abbiamo seminato resta: molti adulti, ex giovani impegnati o figli di coppie cattoliche d’assalto, una volta “abbandonata” la fede, si rimettono in discussione da adulti, magari proprio quando diventano a loro volta genitori! La fatica è che la tipica crisi adolescenziale di rigetto delle cose infantili o percepite come tali, tra cui appunto la “religione”, nei soggetti di questo tipo non avviene ai quindici anni come di consueto ma ai venticinque, prolungando la ripresa in mano della tematica fede in età adulta.

Il consiglio che ti do è, allora, quello di restare serena tra le braccia del tuo Dio, di non insistere troppo su questo tema con tua figlia per non scatenare reazioni emotive contrarie, per ripicca, ma di testimoniare la tua fede con semplicità e coerenza. Non abdicare alla parte più bella della tua fede, diventa trasparente e libera nel professare il Signore, senza diventare ossessiva o importuna. Credo che il seme gettato nel cuore di tua figlia nel corso di questi anni avrà l’occasione di crescere.

Rispetto al tuo senso di scoraggiamento e di colpa ti invito a meditare sul ruolo educativo di Gesù: pur avendo vissuto per tre anni giorno e notte con i suoi discepoli, alla fine della sua vita pubblica Gesù si ritrova con un pugno di mosche in mano; i suoi apostoli pur avendo visto (e cosa hanno visto!) lo abbandonano. Se ha “fallito” Gesù…

Infine: prega santa Monica, la mamma di sant’Agostino la cui vita, prima della conversione, è stata degna di un libro di gossip. Il Signore le ha concesso di vederlo trasformato poco prima della sua dipartita. Oggi la liturgia li festeggia in due giorni consecutivi, madre e figlio, santi. Che bello!

41 Comments

  • barbara, 30 Luglio 2011 @ 21:20 Reply

    Eccomi qui, con qualche anno in più, potrei essere tua figlia.
    Bimba adorabilmente religiosa, gioiosa di tutto ciò che era Dio e Chiesa. Istruzione cattolica. Tutto nella norma cristiana.
    Adolescenza con la fede che ha iniziato a precipitare, come succede alle borse. Anni con scarsissimo interesse per Dio, anzi, proprio intenzione di evitare il discorso religione. Dentro di me però sempre quei piccoli segni (ben insabbiati dalla sottoscritta) che mi riportavano a Lui, ma di cui non ne volevo proprio sentir parlare.
    Poi un giorno, ironicamente all’ora decima, tutto ricomincia.
    Vengo ributtata dentro la mia fede, non con poche difficoltà visto gli anni passati.
    Dio offre ai suoi figli più di una possibilità.
    Non disperare e lascia che tua figlia viva serenamente questo suo periodo, che forse è di ricerca o di pausa momentanea.

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