Contatta Paolo Curtaz

Per informazioni, organizzazione conferenze e presentazioni

Scrivi a Paolo

Pochi sanno che all’origine dell’ultima grande opera del pittore Matisse, la cappella di Vence, c’è l’incontro con un’infermiera, Monique, in servizio presso di lui a Nizza nel 1942, dopo avere subito un pesante intervento di resezione dell’intestino a causa di un carcinoma. Il rapporto, prima formale, si fece più intenso, al punto che il maestro la volle come modella. Nel suo percorso interiore, con grande disappunto da parte di Matisse, Monique decise di entrare nelle suore domenicane di Vence. Dopo un primo momento di spaesamento, il pittore iniziò un percorso di revisione della propria vita. Mi piace estrapolare dalla lunga lettera queste parole:

Voi vivete la vostra vita spirituale nella luce. Ed io? Io non vivo che per la luce e sono stato a cercarne una nuova sfumatura agli antipodi … La sottomissione, l’ho anch’io, è per questo che ho potuto essere insultato da tutti i critici d’arte per più di 20 anni, poiché io ero sottomesso alla volontà divina, piuttosto che ai gusti di un pubblico che si basava su delle abitudini meccaniche indegne di una creatura d’origine divina o abitata da una particella divina donata ad ogni essere. Il Signore ha detto: “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”. La mia strada non si è precisata così. Io sono stato condotto (molto modestamente) pertanto ed io l’ho constatato solamente in questi ultimi anni, guardando a ritroso il mio cammino, a considerarmi come destinato dall’Altissimo a risvegliare nello spirito degli altri uomini la visione delle cose, che conduca ad una elevazione dello spirito, fino a giungere al Creatore. Io obbedisco – io lo credo fermamente – al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. La mia contemplazione non può essere soltanto di ammirazione ma deve essere attiva, mettendo in moto tutte le risorse dello spirito per creare il mezzo più diretto per elevare lo spirito dei miei simili verso una regione che li faccia uscire dalla loro bassa condizione umana – soprattutto dall’interesse “del guadagno per il guadagno” con il quale si pensa di poter tutto comprare. Voi pregate per me. Ve ne ringrazio. Domandate a Dio di donarmi nei miei ultimi anni la luce dello spirito che mi tenga in contatto con Lui, che mi permetta di far giungere la mia carriera lunga e laboriosa allo scopo che io ho sempre cercato; rendere la Sua gloria evidente ai ciechi per un nutrimento esclusivamente terrestre… Il bisogno di rispondervi mi ha obbligato a trovare, nel mio più profondo, delle cose che io non formulo mai con pensieri, che non provo il bisogno di comunicare agli altri… Io vado in questo momento, come tutte le mattine, a fare la mia preghiera, con la matita in mano, davanti ad un melograno coperto di fiori nei diversi stadi della fioritura e spio la loro trasformazione, facendo questo non con uno spirito scientifico, ma compenetrato di ammirazione per l’opera divina Non è questo un modo di pregare? Ed io non faccio che (ma, in fondo, io non faccio niente, perché è Dio che conduce la mia mano) rendere evidente per gli altri l’intenerimento del mio cuore.

 

Ti potrebbero interessare

Tenebra e luce

Scritto da