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In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. 
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!». Mt 11,20-24

Ci si può abituare, adattare, a tutto, ed è una delle peculiarità dell’essere umano. Al dolore, alle condizioni estreme, alla menomazione. Ed è un bene. Ma ci si può abituare anche alle cose positive, e questo è terribile. All’amore, alle tante cose che abbiamo e che non ci sono dovute, alle emozioni che dobbiamo sempre aumentare per caricarci di adrenalina. Ci si abitua anche a Dio, purtroppo. Lo sa Gesù, quando vede il suo popolo ridurre la fede alla scrupolosa ed inutile osservanza di mille precetti creati dagli uomini devoti. Lo sappiamo noi, che di quel Gesù siamo discepoli e che, pure, abbiamo fatto lo stesso errore, abituandoci alla fede. Siamo cattolici senza gloria, senza convinzione, tali perché nati in Italia. Fossimo nati in Marocco saremmo musulmani ed induisti se nati a Mumbay. Gesù cerca di scuotere le placide cittadine ebraiche che non accolgono la novità del Regno mentre le città pagane dannate si sono scosse, hanno creduto, si sono convertite. Invece di giudicare coloro che sono peggio di noi, che non credono, che vivono dissolutamente, sentendoci tutto sommato non peggiori, convertiamoci e accogliamo la novità di Dio!

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