Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Lc 1,26-38
Ci sono vite segnate dal dolore e vite aperte ad ogni sfida, nell’incoscienza della giovinezza, nell’entusiasmo dell’adolescenza. Vite come quelle di Maria, acerba quattordicenne in attesa di iniziare una vita precocemente adulta, in attesa di andare a vivere con il marito designato. Una piccola ragazza che vive in un minuscolo paese arroccato sulle montagne, con le persone che vivono in case-grotta, con vite segnate dalla povertà e dalla durezza, lontana da Gerusalemme, lontana dalle rotte commerciali. Maria è cresciuta nelle fede dei padri: sa, come tutti in Israele, che verrà il Messia. La sua vita è fatta di quotidianità e di preghiera, di lavori domestici e di responsabilità. E un giorno accade l’imprevisto: Dio decide di diventare uomo, chiede una vita in prestito, un grembo che gli dia volto umano, una madre che sappia accudirlo, un padre mite e forte che sappia sostenerlo nelle prove. Ancora leggiamo il dialogo su cui abbiamo meditato domenica scorsa, il dialogo incredibile, adulto, fra una quattordicenne e il principe degli angeli. Parlano alla pari, discutono delle cose di Dio come se fossero abituali, normali. Dio diventa uomo, Maria accetta di mettersi in gioco, definitivamente.