Archiviato il breve tempo natalizio sono qui che cerco di mettere ordine al mio 2014. Prime settimane caratterizzate da una rognosa bronchite che ha costretto mio figlio a stare a casa e il sottoscritto che cerca in qualche modo di galleggiare alternando il gioco con i Lego (abbiamo costruito oltre 30 astronavi tipo Star Wars o, comunque, piuttosto simili!), col pianificare conferenze e viaggi. E mentre, sul divano, lui legge Topolino io approfondisco qualche tema e cerco qualche appiglio mentale e per l’anima. Leggo spesso anche i quotidiani on-line e diversi siti cristiani che mi tengono in contatto col mondo esterno.
In questi giorni sto meditando molto sulla figura del Battista, forte presenza in queste primissime domeniche dell’anno liturgico che sarà dedicato alla lettura del vangelo di Matteo.
Non so perché, questa volta, sono affascinato dalla complessità del più grande fra i profeti, dal suo percorso arzigogolato, dalle sue giravolte interiori.
Chiamato fin da bambino a preparare la strada al Messia, è cresciuto nel vento del deserto e nell’ascesi più radicale. Come i profeti del primo testamento non ha cercato la fama ma, si sa, chi arde attira chi vive nelle tenebre; folle di penitenti scendono da Gerusalemme per vederlo e per ascoltarlo.
Ma le sue non sono parole dolci ma sferzanti. Minaccia punizioni divine, fuoco dal cielo, giudizi implacabili…
Fin qui nulla di strano. Sconcertante, però, è ciò che accade quando riconosce Gesù fra la folla dei penitenti. L’evangelista Giovanni ne racconta lo sconcerto, lo stupore, il dubbio. “Tu vieni da me?” si chiede. E, dopo averlo individuato come agnello che porta il peccato del mondo, ammette di non conoscerlo.
Tenero Battista! Pensava di sapere e invece deve ancora capire.
Pensava di avere capito e, invece, ancora non sa nulla.
Il più grande fra i figli dell’uomo è stupito e spiazzato dall’iniziativa di Dio.
Così accade anche a noi, figli di Adamo.
Così vorrei capitasse anche a me. Vorrei diventare capace di non sedermi, di non abituarmi, di non credere di avere capito.
Vorrei che questo 2014 fosse così, all’insegna dello stupore.
Mentre gli anni passano e si stratificano.
Jak mi chiama, è l’ora di combattere.
(Io faccio sempre la parte di Darth Fenner e mi tocca sempre perdere!).
(La foto è dell’amico Silvano Ruffini)
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