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n quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: 
“Disse il Signore al mio Signore: 
Siedi alla mia destra, 
finché io ponga i tuoi nemici 
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». 
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri. Marco 12,35-37

La folla ascolta volentieri Gesù perché parla della Parola di Dio. Non si addentra nelle questioni teologiche raffinate e incomprensibili. Lo ascolta volentieri perché la conosce e la interpreta con intelligenza, questa Parola. Non pone la Parola a servizio delle sue opinioni ma la accoglie con onestà e si fa mettere in discussione. Lo ascolta volentieri perché si interroga, ragiona, interloquisce. Non parla per assoluti, non sa tutto lui, non si appella all’autorità per far accettare le sue opinioni. E la folla, anche oggi ascolterebbe volentieri i predicatori e i preti se parlassero della Parola di Dio, se la interpretassero con intelligenza, se si lasciassero interrogare e facessero propri i dubbi degli astanti. E la folla crederebbe maggiormente nella Chiesa se essa sapesse rimettersi in discussione prima di pontificare e lasciasse intravvedere con maggiore credibilità di essere serva della Parola. Che sia questa la soluzione semplice per uscire dal pantano in cui ci siamo infilati e non riusciamo più a superare?

1 Comment

  • Paola, 9 Giugno 2017 @ 12:06 Reply

    Condivido, Paolo.
    Personalmente ho la sensazione che questa sia una crisi da benedire, se ci mostreremo capaci di “entrarvi” e lasciare finalmente parlare lo Spirito, e la volontà di Dio attraverso di lui. Non la penso come un momento storico dal quale fuggire, ma un’occasione da penetrare, affinché torniamo a lasciare che le nostre azioni e i nostri pensieri siano ispirati, e non il risultato dei nostri sforzi celebrali. Credo che Gesù, allora, abbia tracciato il cammino, in semplicità, ma forse noi abbiamo voluto stravolgerlo, per farlo diventare “cosa nostra”. I segni di ciò che funziona ci sono, e sono persone, comunità, esperienze che accolgono, fanno riposare lo spirito, rimettono al centro la persona, non le cose. Sono uomini che sanno ascoltare, che non giudicano, che accompagnano, che hanno il coraggio della creatività. Che con le loro scelte testimoniano l’importanza , senza possibilità di fraintendimenti ,che ha Dio nella loro vita.

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