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In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Mt 11,25-30

Oggi la Chiesa celebra con grande gioia la memoria di san Francesco d’Assisi che, insieme a santa Caterina da Siena è invocato come patrono della nostra acciaccata nazione.

Il somigliantissimo, così Francesco poverello è chiamato, caso più unico che raro, dai fratelli cristiani ortodossi e la sua fama ha travalicato i confini delle nazioni e delle confessioni religiose… Davvero leggere la sua vita ci riempie il cuore di santa invidia e di stupore: quanto ha saputo accogliere la devastante grazia di Dio questo giovane di Assisi! Quanto ha saputo cogliere, nella cattolicissima e guerresca nazione, l’essenziale del cristianesimo diventando egli stesso modello della radicalità evangelica per cavalieri e papi! Quanto ha saputo amare ed essere amato, straordinariamente esagerato nel suo rapporto con il creato e con i nemici, indicando ai suoi e a noi in cosa consiste veramente la fede cristiana. In un’Europa all’apparenza feudo cristiano lo Spirito ha suscitato la forza innovativa del frate senza mezzi e strumenti, snobbato dalla gerarchia che sempre lo ha vissuto con insofferenza per suoi eccessi, incompreso addirittura dai suoi frati che reputavano eccessiva la sua regola. Ci suscita nostalgia di santità questo piccolo uomo trasfigurato da Dio e ci rende orgogliosi di abitare la sua stessa terra. Imitiamolo!

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